martedì 2 gennaio 2007

Dio, "un abisso di semplicità"

Per Ockham "la realtà è composta da individui: l'essere è sempre ed ovunque solo "un" essere, un individuo, le sue articolazioni e ragioni sono quelle dell'individuo "unum numero", "singulare" (Tassinari). La visione strutturale, metafisica della realtà elaborata da Tommaso ad es., o da Scoto, viene sostituita dalla centralità degli individui reali e, corrispondentemente, dalla fisica e dalla logica come attività puramente umane.
Si chiede O. quale rapporto sussista tra l'esistenza e la cosa, se essere ed essenza esistano distintamente fuori della mente, rispondendosi che in realtà "essenza ed esistenza non sono due cose, ma i due vocaboli "cosa" e "essere" significano la stessa ed identica cosa: l'una in forma nominale, l'altra in forma verbale"
Questo mondo di singole esistenze è stato voluto da Dio. In Lui volontà ed intelligenza si identificano. Non c'è alcuna necessità nel mondo, se non quella da Dio stesso "voluta" ma che la ragione umana non è certo in grado di cogliere. Ragione umana che d'altronde risulta del tutto affidabile nell'ambito delle scienze della natura e della logica. Questo apparente paradosso si giustifica col fatto che l'assoluto volontarismo divino "consente" (vuole) l'armonizzarsi delle conoscenze umane con l'ordine del creato. Da questa posizione consegue anche che non esiste un bene assoluto se non in quanto Dio indica con la sua volontà ciò che è bene.
L'uomo in definitiva può conoscere solo quanto gli è dato con l'esperienza. E' interessante notare come l'empirismo, caratteristico della scuola filosofica inglese in particolare negli sviluppi dei secoli successivi, in Ockham ha una matrice teologica (volontarismo divino).
La conoscenza astratta (es. la matematica), pur corretta, non mi dice nulla sull'esistenza reale delle cose, che mi è invece data attraverso l'intuizione empirica.
La gnoseologia di O. si fonda in definitiva su due principi:
-"Entia non sunt moltiplicanda sine necessitate" ("rasoio di Ockham);
-non esistono conoscenze assolute, ma solo probabili anticipazioni di quanto accadrà, poste sulla base dell'esperienza.
Spero che da questa sintesi pur troppo succinta si possa evincere quanto duramente O. abbia contrastato la visione gerarchica del saper fondato sulla teologia, aprendo una via nuova alla scienza moderna.

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