giovedì 4 gennaio 2007

Questo non è un blog! Per la 5°Cs.

Parlare della Rivoluzione russa un quidicennio dopo il crollo dell'URSS suscita ancora una certa impressione a chi è cresciuto vedendo la Russia sovietica come uno dei due pilastri, assieme agli USA, del potere e dell'ordine mondiale,
scaturito da un trentennio di feroci guerre (1914-1945) che, nate nella vecchia Europa, sono dilagate ovunque.
Abbiamo commentato insieme il fatto che la 1° guerra mondiale portò al crollo di ben quattro imperi: asburgico, tedesco, turco e russo. Le conseguenze forse più vaste sul piano internazionale furono quelle legate al crollo della Russia zarista e comportò la nascita, per la prima volta nella storia, di un vastissimo stato comunista, ispirato alle idee di un grande pensatore politico, Karl Marx, e all'esperienza di decenni di lotte politico-sindacali nei più avanzati paesi d'Europa.
Come abbiamo concordato in classe, non intendo qui proporvene una sintesi, ne potete trovare numerosissime, tantomeno
raccontarvi compiutamente i fatti (le biblioteche sono piene di storie della Rivoluzione russa). Più semplicemente vorrei sottolinearne alcuni aspetti, vuoi per l'importanza vuoi per la problematicità.
La straordinaria arretratezza del mondo orientale, in particolare russo, ha origini antiche. Quando l'Europa centro-occidentale, in particolare dopo la scoperta dell'America, rafforza le sue strutture politiche (monarchia assoluta) e, anche grazie alla rivoluzione scientifica, modernizza i propri modelli sociali (rafforzamento della borghesia) ed economici (sviluppo del capitalismo), la Russia zarista continua a guardare ai modelli delle autocrazie orientali, e se anche grazie alla genialità di Pietro il Grande, nel corso del Settecentro entra pienamente nei giochi politico-militari europei, permane sulla soglia di un vero rinnovamento, mantenendo costumi e consuetudini arcaiche, per non parlare dell'istituto della servitù della gleba che solo nella seconda metà dell'800 verrà formalmente, più che sostanzialmente, abolito.
Bagliori rivoluzionari, inizialmente assai timidi, iniziano a cogliersi. Ne fa fede la diffusione dell'anarchismo, del nichilismo, come pure il fiorire di una grande letteratura che trae ispirazione dai drammi di quello straordinario paese. Ne fanno fede i nomi di Tolstoj e Dostoevskji.
Ma il primo vero incendio rivoluzionario si ebbe nel 1905, in seguito alla sconfitta nella guerra russo-giapponese.
L'insurrezione venne soffocata nel sangue, ma non vennero certo rimosse le cause che l'avevano generata, lo zar non concesse le promesse liberalizzazioni, e quando le sorti di una nuova, più terribile guerra, aggravarono le condizioni di tutto il popolo russo, una nuova, più potente ondata rivoluzionaria divenne incontenibile.

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