mercoledì 8 aprile 2009

l'età delle rivoluzioni

La seconda metà del '700 costituisce, dal punto di vista storico, un periodo di estremo interesse, in cui sembra la Storia viva un'improvvisa accelerazione e le idee, precedentemente elaborate, "pretendano" di divenire fatti, lacrime, sangue, in ultima analisi "progresso".
In quest'età si collocano la rivoluzione americana, la rivoluzione industriale (almeno nei suoi primi passi), la rivoluzione francese.
Per quanto riguarda quest'ultima, non ci soffermeremo sulle prime, complesse fasi, ma solo sull'ultima, che coincide in buona sostanza con l'ETA' NAPOLEONICA.
Sia chiaro che quello che qui vi propongo non costituisce un approfondimento, ma solo una sollecitazione a cogliere aspetti che riteniamo di particolare rilevanza.
Il crollo dell'antico regime prende avvio dalla convocazione degli Stati Generali (1789), che rapidamente porta alla DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO E DEL CITTADINO dopo che si erano aboliti i DIRITTI FEUDALI.
Il vivacissimo dibattito, che segna la data di nascita, per molti aspetti, dei moderni partiti politici, vide ad un certo punto il primato dei Girondini, sostenitore di un modello di stato moderato-costituzionale espresso dalla COSTITUZIONE del '91. Il precipitare degli eventi, la guerra, la destituzione del re e la sua condanna a morte, testimoniano della drammatica situazione della Francia, stretta tra attacco delle grandi potenze, crisi economica, controrivoluzione vandeana. Fu la fine dei girondini, sostituiti dalla dittatura giacobina, cui si accompagnò la vittoria sui nemici esterni ed interni, ma purtroppo anche la fase del TERRORE. A questa fase corrisponde la COSTITUZIONE DEMOCRATICA del '93.
Il colpo di stato del 9 termidoro dà l'avvio a quello che possiamo indicare come un terzo momento, nel corso del quale si tenta di stabilizzare la Rivoluzione secondo criteri moderato-costituzionali. Intendo dire che lo "scivolamento" giacobino verso una democrazia radicale aveva spaventato l'alta e media borghesia, assolutamente decisa a salvare le conquiste costituzionali e il ruolo politico raggiunto grazie alla rivoluzione, senza lasciare troppo spazio alla piccola borghesia, men che meno alle fascie più povere, i cosiddetti "sanculotti".
Ecco allora la COSTITUZIONE DELL'ANNO III ((1795). Quale sostegno, quale giustificazione politica dare ad un regime tutt'affatto nuovo? Ci voleva un potere forte, accentrato in poche mani, la cui giustificazione non poteva essere che la guerra.
Una guerra vittoriosa che recasse vantaggi economici e onori insieme, per soddifare "spiriti animali" e sogni di gloria per tutti.
A questo punto, è chiaro, l'ombra di NAPOLEONE si profila all'orizzonte.
(continuo domani...)

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