un nuovo sguardo sul mondo: La Politica, la Scienza
La crisi dei valori della società medievale, simboleggiati da Papato e Impero, potè risolversi brillantemente anche perché gli umanisti trovarono "naturalmente" un modello sostitutivo di grande fascino e forza, perfettamente rispondente ai loro bisogni, nel MONDO CLASSICO. Sappiamo che accanto ai sacri testi nel Medio Evo si erano letti costantemente anche gli autori pre-cristiani. Soprattutto i latini tuttavia, poiché si era persa la conoscenza del greco, ed anche questi in modo assai poco critico, piegandoli piuttosto alle esigenze della nuova fede.
Ora si ampliano le conoscenze, si va direttamente alle fonti, e vi si trova una visione antropocentrica che è esattamente quella di cui hanno bisogno le classi dirigenti quattrocentesche, per di più rivestita di quella AUCTORITAS necessaria all'epoca per giustificare ogni posizione intellettuale.
CAMBIA LO SGUARDO prima ancora che l'oggetto gurdato, e tale sguardo si volge ora sempre più alla terra, lasciando il cielo sullo sfondo.
La terra abbiamo detto, e quindi la NATURA, la SOCIETA'. Per quanto riguarda la prima citiamo solo il titolo, assai esemplicativo dell'opera di Telesio (1509-1588): DE RERUM NATURA IUXTA PROPRIA PRINCIPIA. Ecco la novità, non si ricerca la giustificazione della natura al di fuori di essa, come per secoli si era fatto, ma se ne ricercano le leggi "dentro" la stessa, iuxta propria principia appunto. Di qui il nuovo approccio degli studi relativi a "tà phisikà", come avrebbe detto Aristotele della cui opera si rivendica di seguire lo spirito, non la lettera. GALILEO porterà alla massima perfezione tale modello fondando la SCIENZA MODERNA sull'indagine razionale applicata all'osservazione della natura.
Per quanto riguarda la società, essa viene indagata con lo stesso spirito con cui si osserva il mondo naturale, senza gli antichi filtri religiosi, in modo disincatato (ma assai appassionato), lucido, razionale. E allora ecco MACHIAVELLI mostrare -come dice Foscolo- " di che lacrime grondi e di che sangue" il trono dei potenti, rivendicare l'autonomia della POLITICA dalla religione, fondando la prima come SCIENZA.
2 Commenti:
Ciò che soprattutto contraddistingue la filosofia del Rinascimento è un rinnovato interesse per il mondo naturale ,che certo nasce in contrapposizione con la tensione teologica tipica del pensiero medievale,ma anche con l'orientamento sostanzialmente etico e antropologico degli umanisti.I filosofi naturalisti sono cioè interessati a studiare e a comprendere ,e quando possibile a modificare,prima di tutto la realtà naturale,il mondo che ci circonda inteso come universo di fenomeni fisici. però attenzione:il concetto di natura dei pensatori del Cinquecento è molto lontano dal nostro: il naturalismo rinascimentale comprende lo studio di magia,alchimia,astrologia,e la ricerca di tutte quelle forze occulte che sarebbero all'origine di misteriosi legami di affinità,simpatia,corrispondenza e analogia fra i fenomeni.Da notare comunque che questo interesse per la magia testimonia un atteggiamento attivo dell'uomo nei confronti del mondo che lo circonda.Atteggiamento che a noi può sembrare scontato ma per l'epoca è piuttosto rivoluzionario.Il tentativo di modificare e dominare la realtà attraverso pratiche magiche o alchemiche si accompagna infatti a una rinnovata attenzione per i dati dell'esperienza,che sarà alla base dello sviluppo della nuova scienza. Nell'ambito della filosofia naturalistica del Cinquecento spiccano i nomi di Telesio,Giordano Bruno e Campanella.
Bernardino Telesio,dopo avere studiato fisica,medicina e filosofia a Padova,si ritira in un convento benedettino per diversi anni.La sua fama è legata alla sua opera più importante,"de rerum natura juxta propria principia(La natura secondo i propri principi),un testo che susciterà grande scalpore per il suo attacco frontale nei riguardi della filosofia aristotelica e che cinque anni dopo la morte del suo autore sarà inserita nell'indice dei libri proibiti dalla Chiesa.
telesio afferma che la natura rappresenta un campo di studio autonomo,che può essere facilmente indagato ricorrendo a principi specifici,"naturali"appunto,cioè senza utilizzare categorie teologiche o comunque estranee al mondo materiale.Nel sostenere ciò,il primo obiettivo polemico è ovviamente l'aristotelismo e la sua pretesa di ricavare i caratteri del mondo attraverso il ragionamento a priori.Secondo telesio concetti aristotelici come forma,atto e potenza sono formalistici e inutili,totalmente inadeguati a spiegare il mondo in cui viviamo. Occorre invece partire dall'esperienza e dall'osservazione,attraverso le quali si giunge alla scoperta delle due forze che agisconon nel mondo naturale: il caldo,forza dilatante e principio di movimento ed il freddo,forza addensante e principio di immobilità.Dalla loro unione si generano tutti gli esseri,che saranno più o meno animati a seconda della quantità di calore che contengono. Perciò tutto è vivo e tutto è animato;dall'atteggiamento naturalistico di Telesio deriva la dottrina secondo cui nella natura vi è una continuità fra esseri organici e inorganici,poichè ogni cosa possiede una sua forma di sensibilità. Queste sono le tesi dell'ilozoismo,tutto è vivo , e del panpsichismo,tutto è sensibile,che tanti guai procureranno al suo autore. L'uomo
è reso radicalmente diverso da tutti gli altri esseri del mondo perchè possiede anche un'anima immortale ,ma questa considerazione fatta per dare uno zuccherino alla Chiesa non gli eviterà la condanna del tribunale dell'Inquisizione. telesio afferma che ogni nostra coniscenza si basa sulla sensazione,sulle informazioni che si possono ricavare dai sensi,e in particolare modo dal tatto. E' dalla sensazione che si svipullano la memoria e l'immaginazione,e successivamente l'intelletto.Questa teoria della conoscenza fondata esclusivamente su principi naturali,cioè insiti nella natura stessa,rappresenta un passo importante in direzione dell'autonomia della ricerca scientifica anche se in essa manca l'idea dell'importanza di un'analisi matematica dei fenomeni.Anche in campo etico,l'approccio di telesio rimane rigorosamente naturalistico.Il contatto con le cose produce sensazioni di piacere o di dolore,che sono alla base dei noi giudizi su che cosa è bene e che cosa è male.La virtù pertanto consiste nell'elaborare un corso di azione che produca più piacere,quindi bene,che dolore. il virtuoso è quindi colui che sa valutare in modo intelligente ciò che è utile e vantaggioso ai fini di una vita piacevole e dell'autoconservazione.tale teoria rende l'etica autonoma dalla religione e conduce alla tesi che la virtù e il vizio trovano in se stessi il loro premio e la loro punizione,e vanno giudicati sulla base delle conseguenze naturali,concrete,che esse determinano. Auguro Buon anno a tutti e a presto
LA SCIENZA COME POLITICA: Macchiavelli non è certo il primo pensatore a occuparsi di politica,ma è sicuramente il primo a svincolare drasticamente l'argomento da considerazioni di ordine morale o religioso.Il suo approccio è rivoluzionario perchè si impegna a studiare gli uomini per quello che sono e non per quello che si vorrebbe che fossero.Macchiavelli non sembra nutrire alcuna illusione riguardo agli esseri umani,nei quali individua la presenza di notevoli limiti e debolezze.Proprio a partire da questo pessimismo antropologico,giunge ad elaborare teorie politiche di spietato realismo.Ma come dovrebbe essere,quali virtù dovrebbe avere un principe o comunque un capo di governo? Nella sua opera principale,intitolata appunto "Il principe",Macchiavelli individua le virtù essenziali che un popolo o un principe devono possedere perchè possa essere instaurato uno Stato,o perchè lo Stato stesso,una volta creato,possa prosperare.Il principe non deve essere comunque un uomo virtuoso,in quel concetto di virtù dalle connotazioni morali tradizionali;quando parla di virtù ,Macchiavelli ha in mente soltanto la politica,cioè qualcosa che non ha in alcun modo a che fare con la salvezza dell'anima. La virtù del principe indica esclusivamente la capacità di agire in vista di un fine civile.E per il raggiungimento di questo fine il principe non deve lasciarsi frenare da alcuno scrupolo morale,ricorrendo quando necessario anche alla crudeltà e alla frode,quando è in gioco la conservazione dello Stato: il fine giustifica i mezzi.Nel Macchiavelli,a questo punto,la religione finisce con il trovarsi sottoposto alla politica:la religione può essere infatti uno strumento di potere,e il principe è invitato a servirsene,sia facendosi credere un privilegiato dalla divinità,sia mostrandosi molto devoto ma senza esserlo,onde evitare di ritrovarsi frenato da scrupoli inutili.il successo di un determinato progetto politico dipende pertanto dalla virtù di chi agisce,e quindi da una adeguata preparazione dei propri piani e dalla massima preveggenza, già perchè il signor Macchiavelli l'importanza ad un pizzico di fortuna ,intesa come quella serie di avvenimenti che sfuggono al controllo del singolo,la dà per il successo o il fallimento di una data impresa . Analizzando il 1500 sono stata colpita anche da un altro filosofo ,umanista colto e raffinato ,partecipe attivamente alla vita politica inglese durante il regno di Enrico VIII.Spiego questo perchè solitamente viene incontrato con il nome Tommaso Moro il che darebbe adito a farne un uomo di nazionalità italiana;in realtà altri non è che Thomas More nel suo nome originale. Ha attirato la mia attenzione per il suo uso del termine "utopia",che letteralmente significa "in nessun luogo",ma che finisce invece con il designare la concezione di un governo o di una nazione ideali,grazie proprio a Tommaso moro.Nella sua opera intitolata "Utopia" descrive la società ideale immaginandola come un'isola retta da una repubblica conforme ai princìpi che regolano la natura umana.Moro descrive una società in cui non esistono nè proprietà privata nè denaro,in cui ciascuno ha diritto all'uso dei vari beni secondo i propri bisogni ,ma il lavoro è un dovere sociale che compete a tutti i cittadini.le cariche politiche sono tutte elettive e di durata annuale,tranne quella del principe che è a vita ,ma anche essa elettiva.Tutti hanno diritto a professare la propria religione, e pur nelle differenze,tutti gli abitanti concordano che la virtù verrà premiata e il vizio punito da un essere supremo creatore del mondo.Rispetto alla realtà,la società ideale descritta da Moro sembra raffigurare un mondo capovolto:uno Stato basato sulla razionalità e la giustizia,di contro a una realtà,l'Inghilterra di Enrico VIII fondata sull'irrazionalità e l'ingiustizia.
L'intento reale di Tommaso Moro troverebbe giustificato riscontro anche ai giorni nostri,vista l'attuale sitazione politica e dei nostri politici: è quello non tanto di descrivere un mondo perfetto che sulla Terra non esisterà mai,ma indicare qualche linea guida per promuovere una riforma ed un miglioramento della vita politica e civile . Nel pensiero utopistico di Tommaso Moro c'è quindi alla fine una preoccupazione di ordine concreto non molto dissimile da quella individuabile nella concezione realistica e cinica di un Macchiavelli.
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