venerdì 10 aprile 2009

Napoleone, spunti

Il contagio rivoluzionario e il ruolo di Napoleone Bonaparte
Le idee egualitarie e democratiche della rivoluzione francese infiammarono i cuori di molti intellettuali europei, lasciando indifferenti le grandi masse contadine e spaventando a morte sovrani e classi dirigenti. Ciò è evidenziato dal gran numero di coalizioni politico-militari nate al fine di abbattere il nuovo Stato Repubblicano. Ecco perché, in una Francia in guerra contro tutti, l’appoggio dell’esercito e di chi ne è a capo diventarono sempre più importanti e i successi militari costituirono il vero collante per tenere insieme un Paese che aveva visto ghigliottinare il proprio re e proporre un modello repubblicano da secoli, se non millenni, scomparso in Europa. Questo spiega il succedersi di Costituzioni (ben tre in quattro anni) e di forme di governo, che sembrano assestarsi infine in una nuova forma monarchica non più di origine “sacra”, fondata sulla forza della tradizione dinastica, ma sul carisma –di origine essenzialmente militare- di un leader legittimato da un forte rapporto col popolo.
Non sto a soffermarmi sulle tappe di una folgorante carriera militare e politica, le trovate in qualsiasi manuale scolastico, ma sulla novità di un modello di governo della cosa pubblica che sopravviverà al suo fondatore, chiamato BONAPARTISMO. Quest’ultimo non è l’unico termine che la Rivoluzione ci ha lasciato in eredità. Si può dire che quasi tutto il lessico politico che non deriva dal mondo greco-romano ci viene di lì: giacobinismo, riformismo, e poi destra, sinistra etc.
L’esperienza del Direttorio, dopo la trionfale campagna d’Italia (’96-’97), viene superata dal Consolato che vede Napoleone rassicurare l’opinione pubblica francese attraverso il consolidamento dei confini e il loro allargamento. Ampio consenso tra le masse cattoliche conservatrici ebbe anche il ripristino di buone relazioni con la Chiesa di Roma. Ma gli interventi più significativi Napoleone li realizzo non in politica estera ma all’interno della Francia. Al di là della riorganizzazione amministrativa del paese in senso centralista, ricordiamo l’organizzazione della ISTRUZIONE PUBBLICA il cui fulcro furono i Licei, in cui formare la futura classe dirigente del Paese. Fondamentale poi l’opera legislativa, culminata nel famoso CODICE NAPOLEONICO. Proclamato console a vita (2 agosto 1802), Bonaparte fece approvare la Costituzione dell’anno X, con la quale il regime consolare, divenuto ereditario, si trasforma di fatto in una monarchia. La delusione dei repubblicani-democratici viene compensata, a suo favore, dal “consenso dei cittadini più ragguardevoli per ricchezza e autorità sociale” (R.Villari).
Da questo momento in poi la macchina bellica della Francia procedette di successo in successo, sospinta dall’ambizione napoleonica che ricoprì l’Europa di stati satelliti, finché non venne fermato prima dai russi, in seguito all’invasione delle armate napoleoniche che giunsero fino a Mosca ma furono in seguito decimate, poi dagli inglesi e dai loro alleati.
Vi ricorda qualcosa questa storia? Provate a pensarci.
Procedo a balzi…
Alla sconfitta di Napoleone ci si illuse, col Congresso di Vienna, di cancellare tutto quanto accaduto tornando indietro e si chiamò tale processo RESTAURAZIONE (1815). In realtà nulla fu più come prima. Il ripristino dellAssolutismo mostrò le prime crepe dopo soli cinque anni, quando scoppiòla prima insurrezione a Cadice, presto propagatasi in Italia. Le società segrete si erano infatti diffuse in tutta Europa. In particolare Italia e Germania avviarono quei processi che porteranno i due paesi all’unificazione nazionale, rispettivamente nel 1861 e nel 1870.
Napoleone sembra veramente uno strumento di quella “astuzia della Ragione” (Hegel) ,che trasforma incessantemente il mondo al di là della consapevolezza che ne hanno gli uomini che si agitano sul tragico palcoscenico della Storia.

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