mercoledì 2 maggio 2007

la crisi delle certezze metafisiche

Dopo la lettura di Hume, che con la sua critica all'innatismo aveva definitivamente convinto Kant dell'impossibilità di conoscere alcunché se non a partire dalla conoscenza sensibile, egli procede ad una riflessione sempre più serrata sulla metafisica, sintetizzata nella domanda: "come è possibile una metafisica come scienza?". Siamo nel decennio 1760-1770, e sempre più forte è in lui la convinzione che la sola logica non possa spiegare adeguatamente la realtà.
In un singolare saggio del 1766: "I Sogni di un visionario spiegati con i sogni della metafisica", K. ironizza sui sogni della metafisica cui contrappone "il mondo reale", sostanzialmente quello della scienza moderna, di Newton, saldamente ancorato all'esperienza e fondato su leggi verificabili.
LA "DISSERTAZIONE"DEL 1770
Si tratta del testo scritto e discusso per la sua nomina a professore ordinaio. In esso K. testimonia la rottura con la tradizione razionalista di Wolff e Leibniz su un punto preciso, il rapporto SENSO-INTELLETTO. per i primi la differenza tra i due ambiti, ai fini della conoscenza, è soltanto di grado. Kant introduce una DIVERSITA' SPECIFICA, ORIGINARIA.
Mentre i sensi sono "ricettivi", subiscono le affezioni degli oggetti esterni, l'INTELLETTO è FACOLTA' ATTIVA, permette di conoscere le cose al di là del loro apparire. Grande novità presenta la nuova teoria di SPAZIO E TEMPO, non più considerate entità reali, né relazioni tra sostanze, ma "FORME"A PRIORI DELLA CONOSCENZA SENSIBILE. Il concetto e la terminologia sono nuovi, e vanno chiariti, se possibile: significa che noi non possiamo aver consapevolezza di alcuna esperienza sensibile se non collocandola nello SPAZIO E NEL TEMPO, ma che questo spazio e tempo non sono né sostanze aventi una loro autonomia dal soggetto, né semplici percezioni soggettive, ma costituiscono una precisa modalità percettiva appartenente allo stesso modo a TUTTI i soggetti. Kant le chiama "intuizioni pure a priori", PURE in quanto indipendenti dall'esperienza, ma "conditio sine qua non "di ogni esperienza, e quindi A PRIORI, INTUIZIONI. Da ciò consegue il carattere di verità scientifica di MATEMATICA E GEOMETRIA. Ciò significa che è possibile una scienza universale e necessaria del mondo fenomenico sensibile, considerato autonomamente dal mondo intelligibile.

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