Hume, l'esito scettico dell'empirismo
Prima di parlare di Hume, vorrei almeno ricordare un filosofo irlandese di grande acume ed interesse: Berkeley.
Questi, al fine di difendere la fede cristiana dal deismo, paradossalmente porta l’empirismo ad esiti estremi, sostenendo che non esistono idee universali ma solo percezioni di qualità individuali: esse est percipi. Per quanto riguarda l'esistenza del mondo esterno, non possiamo dire nulla, sostenere alcuna verità, visto che la nostra conoscenza non va oltre le nostre percezioni. Come si vede già con Berkeley l'empirismo evidenzia il rischio di un esito aporetico.
Veniamo a HUME, pensatore scozzese la cui ricerca apparve a Kant così convincente, da costringerlo a rimettere in discussione tutte le conoscenze fin lì acquisite.
Come Hobbes e Locke anche Hume, contrariamente all'idea ancor oggi diffusa del filosofo come individuo appartato, lontano dalla vita reale, chiuso nel bozzolo dei propri pensieri, ebbe un'esistenza intensamente partecipe delle vicende politiche del proprio tempo. Nato nel 1711, viaggiò in Francia ed in Italia, entrando in contatto con i più grandi intellettuali del suo tempo: Rousseau, D'Alambert, Diderot.
Sua aspirazione era giungere ad una SCIENZA DELLA NATURA UMANA, come appare anche dal titolo della sua prima opera significativa, il "Trattato sulla natura umana". Partendo dal presupposto squisitamente illuministico di una comune natura umana, H. si propone di percorrere il cammino che porta alla conoscenza partendo dai dati di esperienza. La nostra esperienza è fatta di sensazioni, o IMPRESSIONI come egli preferisce chiamarle, che costituiscono la base di ogni sapere dell'uomo, e da cui derivano le IDEE, che ne costituiscono quasi l'eco, affievolita col passare del tempo. Le idee si associano poi tra loro, in base a criteri di SOMIGLIANZA, di CONTIGUITA' SPAZIO-TEMPORALE, o alla legge di CAUSALITA'.
Si evince facilmente da quanto detto che, in questo contesto, assumono grande importanza facoltà come la MEMORIA e la IMMAGINAZIONE.
In un punto in particolare H. crea un interessante collegamento tra senso comune e riflessione filosofica, quando sottoline l'importanza dell'ABITUDINE anche nei processi cognitivi.
Ci sono infine, nei rapporti tra le idee, relazioni necessarie fondate sul principio di identità, come nel caso delle verità matematiche e relazioni che semplicemente constatiamo nei fatti, fondate sulla legge di causalità.
Proprio la CRITICA ALL'IDEA DI CAUSALITA' costituisce il contributo più importante della ricerca humiana.