domenica 6 maggio 2007

Forme a priori della conoscenza: Spazio, tempo e categorie

Spero sia chiaro a questo punto qual era il problema cui K. intendeva dare soluzione e quale la strada proposta: vaglio critico della ragione, rifiuto di ogni dogmatismo, esame dei limiti e della possibilità del sapere umano: siamo pinamente dentro lo spirito dell'Illuminismo. Questo comporta , come si è detto, l'assunzione di un nuovo punto di vista, che K. chiama "trascendentale", che è diverso da trascendente, in quanto non è un punto di vista che si colloca fuori dal soggetto, e diverso pure da empirico, cioé derivante dall'esperienza, ma "puro" per l'appunto, appartenente al soggetto indipendentemente dall'esperienza. Per l'esperienza sensibile si tratta di Spazio e tempo, "intuizioni pure", "forme" indispensabili della conoscibilità della stessa, non ricavate per astrazione dall'esperienza, ne costituiscono la condizione, rendendo possibili la MATEMATICA E LA GEOMETRIA, scienze sintetiche a priori. Sia chiaro che l'intuizione coglie il FENOMENO, non la cosa in sé, che K. chiama NOUMENO e che nella sua essenza, sempre secondo k., risulta inconoscibile all'uomo.
Questi argomenti sono trattati nell'ESTETICA TRASCENDENTALE, prima parte della "dottr. trscendent. degli elementi". nella prima parte della LOGICA TRASCENDENTALE, ossia nella ANALITICA TRASCENDENTALE, che possiamo considerare il cuore della riflessione kantiana, K. procede nella dimostrazione di quello che è l'autentica dimensione conoscitiva per l'uomo, quella intellettuale. La conoscenza esige che sia posto un legame tra i dati che ci sono offerti dall'esperienza sensibile, e questo legame è rappresentato dalle "forme a priori" dell'INTELLETTO, le CATEGORIE. Usiamo un esempio che è di K., il giudizio:"questo sasso, posto al sole, si è riscaldato" diventa, nella forma del giudizio intellettuale, : "il sole riscalda gli oggetti". ciò è stato possibile attraverso l'uso delle categorie o concetti puri dell'intelletto (in questo caso quella di causalità),
In sostanza in questa parte dell'opera K. intende dimostrare, contro lo scetticismo humiano, come siano possibili giudizi sintetici a priori, quindi universali e necessari, nell'ambito delle scienze della natura.
A definire una tavola delle categorie egli giunge attraverso la corrispondente tavola dei giudizi, da questi ultimi, raggruppati in base a QUANTITA', QUALITA', RELAZIONE, MODALITA', egli ritiene di poter risalire alle "categorie", non più intese aristotelicamente come modi di organizzazione del pensiero in sé esistenti (immaginate una serie di cassetti in cui infilare le nostre conoscenze), ma come FUNZIONI dell'intelletto che consentono di dare forma intelligibile alle nostre esperienze che prive di queste rimmarrebbero confuse come negli animali. RICORDATE: l'intelletto non si riferisce direttamente ad oggetti, ma a rappresentazioni fenomeniche.

venerdì 4 maggio 2007

venerdì 4 maggio 2007



Il problema della Ragion Pura




Per conoscere la struttura della "Critica della Ragion Pura" (la prima di tre...) controllate un qualsiasi manuale, meglio ancora il testo dell'opera.
Quale problema si propone di risolvere, ed in che modo?
Nell'introduzione dell'opera K. scrive: "non c'è dubbio che ogni nostra conoscenza incomincia con l'esperienza ... ma da ciò non segue che derivi interamente dall'esperienza"
Le impressioni sensoriali costituiscono la "materia" della nostra conoscenza empirica, che necessita, secondo K., di una "forma" che "la nostra facoltà conoscitiva vi aggiunge da sé sola". Questa è la grande intuizione del nostro, e tutta la prima "Critica" ne costituisce lo sforzo dimostrativo.
-Egli non accetta di fondare la validità del nostro sapere su Dio, entità somma in cui possiamo credere ma di cui ci è preclusa l'esperienza, e per questo condanna i razionalisti.
-Rifiuta tuttavia le conclusioni cui giungono gli empiristi, i quali negano la possibilità di conoscenze assolutamente certe per l'uomo. Ciò è contraddetto dai grandi successi delle scienze, della fisica in particolare e di quella newtoniana in ispecie.
-K. si sofferma sul fatto che ogni evidenza di verità si esprime attraverso un particolare tipo di giudizio
-Non resta che individuare i caratteri, la peculiarità, dei giudizi che caratterizzano le evidenze sostenute in ambito scientifico.
Eccolo pertanto distinguere tra giudizi analitici e sintetici (ne abbiamo parlato). Nei primi "la connessione tra del predicato col soggetto viene pensata per identità". Nei secondi invece la connessione viene pensata senza identità. "I primi si potrebbero anche dire giudizi esplicativi, gli altri ampliativi". I primi sono universali e necessari, ma non accrescono il nostro sapere (tutti i corpi sono estesi). I secondi allargano le mie conoscenze ma non sono universali (tutti i corpo sono pesanti).
P.S.: tutti i virgolettati sono presi dal testo di Kant.

mercoledì 2 maggio 2007

la crisi delle certezze metafisiche

Dopo la lettura di Hume, che con la sua critica all'innatismo aveva definitivamente convinto Kant dell'impossibilità di conoscere alcunché se non a partire dalla conoscenza sensibile, egli procede ad una riflessione sempre più serrata sulla metafisica, sintetizzata nella domanda: "come è possibile una metafisica come scienza?". Siamo nel decennio 1760-1770, e sempre più forte è in lui la convinzione che la sola logica non possa spiegare adeguatamente la realtà.
In un singolare saggio del 1766: "I Sogni di un visionario spiegati con i sogni della metafisica", K. ironizza sui sogni della metafisica cui contrappone "il mondo reale", sostanzialmente quello della scienza moderna, di Newton, saldamente ancorato all'esperienza e fondato su leggi verificabili.
LA "DISSERTAZIONE"DEL 1770
Si tratta del testo scritto e discusso per la sua nomina a professore ordinaio. In esso K. testimonia la rottura con la tradizione razionalista di Wolff e Leibniz su un punto preciso, il rapporto SENSO-INTELLETTO. per i primi la differenza tra i due ambiti, ai fini della conoscenza, è soltanto di grado. Kant introduce una DIVERSITA' SPECIFICA, ORIGINARIA.
Mentre i sensi sono "ricettivi", subiscono le affezioni degli oggetti esterni, l'INTELLETTO è FACOLTA' ATTIVA, permette di conoscere le cose al di là del loro apparire. Grande novità presenta la nuova teoria di SPAZIO E TEMPO, non più considerate entità reali, né relazioni tra sostanze, ma "FORME"A PRIORI DELLA CONOSCENZA SENSIBILE. Il concetto e la terminologia sono nuovi, e vanno chiariti, se possibile: significa che noi non possiamo aver consapevolezza di alcuna esperienza sensibile se non collocandola nello SPAZIO E NEL TEMPO, ma che questo spazio e tempo non sono né sostanze aventi una loro autonomia dal soggetto, né semplici percezioni soggettive, ma costituiscono una precisa modalità percettiva appartenente allo stesso modo a TUTTI i soggetti. Kant le chiama "intuizioni pure a priori", PURE in quanto indipendenti dall'esperienza, ma "conditio sine qua non "di ogni esperienza, e quindi A PRIORI, INTUIZIONI. Da ciò consegue il carattere di verità scientifica di MATEMATICA E GEOMETRIA. Ciò significa che è possibile una scienza universale e necessaria del mondo fenomenico sensibile, considerato autonomamente dal mondo intelligibile.