mercoledì 30 dicembre 2009

Un muto bisogno di decenza

Primo Levi ne parla in un romanzo non dei più noti: "Se non ora, quando?"
Si chiede cosa può aver spinto un disperso dell'Armata Rossa, ebreo, a scegliere di farsi partigiano, e risponde appunto: "un muto bisogno di decenza".
Anche noi, ora, in Italia, avremmo bisogno di riscoprire un simile sentimento, nel dilagare di volgarità, falsità, cinismo, opportunismo, dilaganti.
Ancora Buon 2010!

un anno nuovo, un ultimo anno

Ai ragazzi di quarta e a quelli di quinta: dopo aver dato un'occhiata ai contenuti del blog, inserite commenti, osservazioni, domande a quest'ultimo post, in modo che io possa trovarli facilmente.
Buon 2010 a tutti!

lunedì 13 aprile 2009

Hume, l'esito scettico dell'empirismo

Prima di parlare di Hume, vorrei almeno ricordare un filosofo irlandese di grande acume ed interesse: Berkeley.
Questi, al fine di difendere la fede cristiana dal deismo, paradossalmente porta l’empirismo ad esiti estremi, sostenendo che non esistono idee universali ma solo percezioni di qualità individuali: esse est percipi. Per quanto riguarda l'esistenza del mondo esterno, non possiamo dire nulla, sostenere alcuna verità, visto che la nostra conoscenza non va oltre le nostre percezioni. Come si vede già con Berkeley l'empirismo evidenzia il rischio di un esito aporetico.
Veniamo a HUME, pensatore scozzese la cui ricerca apparve a Kant così convincente, da costringerlo a rimettere in discussione tutte le conoscenze fin lì acquisite.
Come Hobbes e Locke anche Hume, contrariamente all'idea ancor oggi diffusa del filosofo come individuo appartato, lontano dalla vita reale, chiuso nel bozzolo dei propri pensieri, ebbe un'esistenza intensamente partecipe delle vicende politiche del proprio tempo. Nato nel 1711, viaggiò in Francia ed in Italia, entrando in contatto con i più grandi intellettuali del suo tempo: Rousseau, D'Alambert, Diderot.
Sua aspirazione era giungere ad una SCIENZA DELLA NATURA UMANA, come appare anche dal titolo della sua prima opera significativa, il "Trattato sulla natura umana". Partendo dal presupposto squisitamente illuministico di una comune natura umana, H. si propone di percorrere il cammino che porta alla conoscenza partendo dai dati di esperienza. La nostra esperienza è fatta di sensazioni, o IMPRESSIONI come egli preferisce chiamarle, che costituiscono la base di ogni sapere dell'uomo, e da cui derivano le IDEE, che ne costituiscono quasi l'eco, affievolita col passare del tempo. Le idee si associano poi tra loro, in base a criteri di SOMIGLIANZA, di CONTIGUITA' SPAZIO-TEMPORALE, o alla legge di CAUSALITA'.
Si evince facilmente da quanto detto che, in questo contesto, assumono grande importanza facoltà come la MEMORIA e la IMMAGINAZIONE.
In un punto in particolare H. crea un interessante collegamento tra senso comune e riflessione filosofica, quando sottoline l'importanza dell'ABITUDINE anche nei processi cognitivi.
Ci sono infine, nei rapporti tra le idee, relazioni necessarie fondate sul principio di identità, come nel caso delle verità matematiche e relazioni che semplicemente constatiamo nei fatti, fondate sulla legge di causalità.
Proprio la CRITICA ALL'IDEA DI CAUSALITA' costituisce il contributo più importante della ricerca humiana.

venerdì 10 aprile 2009

Napoleone, spunti

Il contagio rivoluzionario e il ruolo di Napoleone Bonaparte
Le idee egualitarie e democratiche della rivoluzione francese infiammarono i cuori di molti intellettuali europei, lasciando indifferenti le grandi masse contadine e spaventando a morte sovrani e classi dirigenti. Ciò è evidenziato dal gran numero di coalizioni politico-militari nate al fine di abbattere il nuovo Stato Repubblicano. Ecco perché, in una Francia in guerra contro tutti, l’appoggio dell’esercito e di chi ne è a capo diventarono sempre più importanti e i successi militari costituirono il vero collante per tenere insieme un Paese che aveva visto ghigliottinare il proprio re e proporre un modello repubblicano da secoli, se non millenni, scomparso in Europa. Questo spiega il succedersi di Costituzioni (ben tre in quattro anni) e di forme di governo, che sembrano assestarsi infine in una nuova forma monarchica non più di origine “sacra”, fondata sulla forza della tradizione dinastica, ma sul carisma –di origine essenzialmente militare- di un leader legittimato da un forte rapporto col popolo.
Non sto a soffermarmi sulle tappe di una folgorante carriera militare e politica, le trovate in qualsiasi manuale scolastico, ma sulla novità di un modello di governo della cosa pubblica che sopravviverà al suo fondatore, chiamato BONAPARTISMO. Quest’ultimo non è l’unico termine che la Rivoluzione ci ha lasciato in eredità. Si può dire che quasi tutto il lessico politico che non deriva dal mondo greco-romano ci viene di lì: giacobinismo, riformismo, e poi destra, sinistra etc.
L’esperienza del Direttorio, dopo la trionfale campagna d’Italia (’96-’97), viene superata dal Consolato che vede Napoleone rassicurare l’opinione pubblica francese attraverso il consolidamento dei confini e il loro allargamento. Ampio consenso tra le masse cattoliche conservatrici ebbe anche il ripristino di buone relazioni con la Chiesa di Roma. Ma gli interventi più significativi Napoleone li realizzo non in politica estera ma all’interno della Francia. Al di là della riorganizzazione amministrativa del paese in senso centralista, ricordiamo l’organizzazione della ISTRUZIONE PUBBLICA il cui fulcro furono i Licei, in cui formare la futura classe dirigente del Paese. Fondamentale poi l’opera legislativa, culminata nel famoso CODICE NAPOLEONICO. Proclamato console a vita (2 agosto 1802), Bonaparte fece approvare la Costituzione dell’anno X, con la quale il regime consolare, divenuto ereditario, si trasforma di fatto in una monarchia. La delusione dei repubblicani-democratici viene compensata, a suo favore, dal “consenso dei cittadini più ragguardevoli per ricchezza e autorità sociale” (R.Villari).
Da questo momento in poi la macchina bellica della Francia procedette di successo in successo, sospinta dall’ambizione napoleonica che ricoprì l’Europa di stati satelliti, finché non venne fermato prima dai russi, in seguito all’invasione delle armate napoleoniche che giunsero fino a Mosca ma furono in seguito decimate, poi dagli inglesi e dai loro alleati.
Vi ricorda qualcosa questa storia? Provate a pensarci.
Procedo a balzi…
Alla sconfitta di Napoleone ci si illuse, col Congresso di Vienna, di cancellare tutto quanto accaduto tornando indietro e si chiamò tale processo RESTAURAZIONE (1815). In realtà nulla fu più come prima. Il ripristino dellAssolutismo mostrò le prime crepe dopo soli cinque anni, quando scoppiòla prima insurrezione a Cadice, presto propagatasi in Italia. Le società segrete si erano infatti diffuse in tutta Europa. In particolare Italia e Germania avviarono quei processi che porteranno i due paesi all’unificazione nazionale, rispettivamente nel 1861 e nel 1870.
Napoleone sembra veramente uno strumento di quella “astuzia della Ragione” (Hegel) ,che trasforma incessantemente il mondo al di là della consapevolezza che ne hanno gli uomini che si agitano sul tragico palcoscenico della Storia.

mercoledì 8 aprile 2009

l'età delle rivoluzioni

La seconda metà del '700 costituisce, dal punto di vista storico, un periodo di estremo interesse, in cui sembra la Storia viva un'improvvisa accelerazione e le idee, precedentemente elaborate, "pretendano" di divenire fatti, lacrime, sangue, in ultima analisi "progresso".
In quest'età si collocano la rivoluzione americana, la rivoluzione industriale (almeno nei suoi primi passi), la rivoluzione francese.
Per quanto riguarda quest'ultima, non ci soffermeremo sulle prime, complesse fasi, ma solo sull'ultima, che coincide in buona sostanza con l'ETA' NAPOLEONICA.
Sia chiaro che quello che qui vi propongo non costituisce un approfondimento, ma solo una sollecitazione a cogliere aspetti che riteniamo di particolare rilevanza.
Il crollo dell'antico regime prende avvio dalla convocazione degli Stati Generali (1789), che rapidamente porta alla DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL'UOMO E DEL CITTADINO dopo che si erano aboliti i DIRITTI FEUDALI.
Il vivacissimo dibattito, che segna la data di nascita, per molti aspetti, dei moderni partiti politici, vide ad un certo punto il primato dei Girondini, sostenitore di un modello di stato moderato-costituzionale espresso dalla COSTITUZIONE del '91. Il precipitare degli eventi, la guerra, la destituzione del re e la sua condanna a morte, testimoniano della drammatica situazione della Francia, stretta tra attacco delle grandi potenze, crisi economica, controrivoluzione vandeana. Fu la fine dei girondini, sostituiti dalla dittatura giacobina, cui si accompagnò la vittoria sui nemici esterni ed interni, ma purtroppo anche la fase del TERRORE. A questa fase corrisponde la COSTITUZIONE DEMOCRATICA del '93.
Il colpo di stato del 9 termidoro dà l'avvio a quello che possiamo indicare come un terzo momento, nel corso del quale si tenta di stabilizzare la Rivoluzione secondo criteri moderato-costituzionali. Intendo dire che lo "scivolamento" giacobino verso una democrazia radicale aveva spaventato l'alta e media borghesia, assolutamente decisa a salvare le conquiste costituzionali e il ruolo politico raggiunto grazie alla rivoluzione, senza lasciare troppo spazio alla piccola borghesia, men che meno alle fascie più povere, i cosiddetti "sanculotti".
Ecco allora la COSTITUZIONE DELL'ANNO III ((1795). Quale sostegno, quale giustificazione politica dare ad un regime tutt'affatto nuovo? Ci voleva un potere forte, accentrato in poche mani, la cui giustificazione non poteva essere che la guerra.
Una guerra vittoriosa che recasse vantaggi economici e onori insieme, per soddifare "spiriti animali" e sogni di gloria per tutti.
A questo punto, è chiaro, l'ombra di NAPOLEONE si profila all'orizzonte.
(continuo domani...)

martedì 10 marzo 2009

hobbes, domande

Come d'accordo aggiungo alcune possibili domande:

1) Hobbes: dallo stato di natura al contratto sociale.
2)Per quali aspetti del suo pensiero H. può essere definito un razionalista, per quali altri un empirista.
3)Come potresti illustrare il carattere materialista della filosofia hobbesiana?
4)Che significa "etica convenzionalistica" in H.?
5)Definisci con pochi aggettivi la logica di H.
6)Per H. "verum ipsum factum", cioé si conosce solo quello che si fa. Cho cosa -sulla base di questa affermazione- conosce dunque l'uomo, secondo H.?

Se volete qualche chiarimento chiedetemelo aggiungendo un commento.
Buon lavoro!

domenica 1 marzo 2009

domande in preparazione del test

1) quali sono i caratteri del metodo cartesiano?
2)che cosa si intende per dubbio metodico?
3)la morale provvisoria: quali ne sono le cartteristiche?
4)il cogito: a quali certezze conduce?
5)come si supera l'idea del "genio maligno" e si giunge alla dimostrazione dell'esistenza della "res extensa?
6) che cosa si intende per "dualismo cartesiano"?
7)quali sono i caratteri del razionalismo cartesiano e dell'empirismo inglese)
8)il concetto di SOSTANZA in Spinoza e la critica a Cartesio dello stesso.
9)sostanza, attributi e modi in S.
10)monismo e immanentismo in S.
11)libertà e neccessità in S.
12) potresti spiegare questa frase di S.: "l'ordine e la connessione delle cose sono identici all'ordine e alla connessione delle idee".
13) confronta la morale di Cartesio e quella di Spinoza.
14)"esprit de géométrie" ed "esprit de finesse", "ragione" e "cuore" in Pascal.
15) che cosa si intende per Giansenismo.